Nonostante la nebbia, sono proprio questi i giorni della cosiddetta “estate di S.Martino” (quel brevissimo periodo in cui l’autunno si fa più mite che negli Stati Uniti viene chiamato Indian summer, in Germania Altweibersommer e così via). A Venezia la festa di questo santo cattolico, che ricorre domani, 11 novembre, è particolarmente sentita, non soltanto perché coincide con il momento in cui il mosto diventa vino…
La leggenda narra che Martino, soldato romano di stanza in Gallia, tagliò il proprio mantello e lo donò a un povero mendicante infreddolito incontrato sulla sua strada. Una scena ritratta molte volte nella storia dell’arte occidentale – come nel S.Martino e Cristofaro del Pordenone, nella splendida chiesa di S. Rocco (qui sopra sulla pagina). Un simbolo di generosità legato all’arrivo dell’inverno che la civiltà contadina, in particolar modo nel Nord Italia, celebra in vari modi. Oltre alle castagne e al vino nuovo, a Venezia esistono due dolci tipici di questa festa, la persegada (cotognata) e il San Martino di pasta frolla. In città e in altre zone del Veneto vi è poi una tradizione particolarissima che ricorda moltissimo Halloween. I bimbi veneziani sono soliti infatti suonare alle porte per chiedere un dolcetto, anche se, anziché pronunciare “trick or treat”, cantano questa buffa filastrocca:

San Martin xe ‘ndà in sofita
A trovar la so novissa
So novissa no ghe gera
El xe ‘nda col cuo par tera

San Martino è andato in soffitta
a trovare la sua fidanzata
la sua fidanzata non c’era
È finito col culo per terra
etc.