Nel 1948, Orson Welles è a Venezia per girare sulla posizione alcune scene del suo capolavoro. In città c’è un pezzo ancora attivo di industria cinematografica, la Scalera Film – i cui teatri di posa si trovavano a pochi passi dal Molino Stucky – e gli antichi marmi del Palazzo Ducale sono lo scenario naturale per la tragedia di Shakespeare…
Un’altra scena viene girata sul lato orientale della Cattedrale di San Marco, con Desdemona e Otello. Sotto l’attenta guida di Waszynski [direttore della seconda unità], la coppia deve semplicemente camminare tra due colonne bizantine. Finito di girare, il protagonista dice: “Xe tuto finio?” (“Abbiamo finito?” In veneziano), scatenando un coro di esclamazioni della folla, meravigliata dalla padronanza di Welles del dialetto locale, ma l’autografo cercato dai residenti ammirati era quello di Alfredo Lombardini, un attore locale assunto come controfigura di Otello visto da lontano.
(Alberto Anile, Orson Welles in Italia, 2013 Indiana University Press, pp. 136-137, trad. mia)